ABOUT EXIT ENTER

Personaggi stilizzati di Exit Enter con cuore rosso”Sono nato in Toscana nel 1990 e disegno fin da bambino. Nel 2009 mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ho iniziato davvero a interrogarmi sul segno, sulla pittura gestuale e sul linguaggio dei graffiti.

Nel 2013 ho attraversato un periodo complicato, un momento di domande e di rotture interiori. Da quella frattura è emerso il mio personaggio centrale: “l’omino”. Era già presente nei miei sketchbook, ma in quei mesi ha iniziato a muoversi, a parlare, a indicarmi una strada. Una notte ho deciso di liberarlo sui muri della città. Senza un piano, senza un progetto, solo con la necessità di uscire da me stesso e condividere qualcosa.

Ed è proprio lì, per strada, che ho trovato il mio pubblico. Vedere gli sguardi della gente cambiare davanti a un disegno minuscolo mi ha fatto capire che non servono grandi mezzi per comunicare: serve solo un luogo e qualcuno disposto a guardare. Non avevo gallerie, non avevo spazi, e ho sempre pensato che l’arte, se non viene condivisa, rimane sospesa e incompleta.

La strada era il mio spazio, il mio modo di entrare in relazione con chi vive la città. La strada ti mette alla prova, ti espone, ti costringe a essere sincero.

Il nome “Exit Enter” nasce da questo: ogni uscita è anche un’entrata. Mutamento continuo. Una porta, un confine, una soglia che non esiste davvero. Exit è il distacco, Enter è l’ingresso in qualcos’altro — un pensiero nuovo, un luogo nuovo, un’idea diversa. È una parabola del movimento, del cambiamento: una spinta a immaginare che si può essere tutto e il contrario di tutto. E ogni mio disegno è un invito a farlo.

I miei personaggi sono stilizzati, essenziali, accessibili. Non per scelta estetica, ma perché quel linguaggio ha trovato spontaneamente la sua forma nel tempo. L’omino compie gesti semplici — vola attaccato a un palloncino, cerca un cuore, sale una scala, si arrende, resiste, sogna — ma dietro quei gesti c’è tutto ciò che siamo. La sua semplicità permette a chi lo osserva di riconoscersi, di creare una storia personale, di proiettare sogni e paure. Uso spray, inchiostro, vernici, pastelli: tutto ciò che mi permette di tracciare un segno immediato e vivo.

Dal 2015 ho iniziato a viaggiare portando l’omino in altre città: Firenze, Bologna, Roma Napoli, Venezia, Barcellona, Valencia, Rotterdam, Bruxelles, Lisbona, Parigi e molte altre.  Negli anni sono diventato più progettuale, soprattutto quando lavoro per festival o commissioni pubbliche: cerco sempre un legame con il territorio e le persone che lo vivono.

Parallelamente continuo anche a dipingere in spazi abbandonati, dove posso sperimentare in silenzio, senza limiti, solo io e il muro.

Ho fondato con altre persone l’associazione culturale Artiglieria, con l’idea di promuovere e valorizzare l’arte e la sua condivisione.

 Negli ultimi anni ho iniziato anche a insegnare, perché credo che la scena urbana fiorentina abbia bisogno di nuove voci e nuove energie. Trasmettere un linguaggio, più che una tecnica, è la parte che preferisco.

Per me la strada rimane un luogo di incontro: quando disegno sui muri io sono in uscita, lontano dal mondo materiale; e allo stesso tempo chi si ferma a guardare entra, anche solo per un secondo, in quel momento sospeso che è la creazione. È questo lo scambio che cerco. Lì, tra un segno e un colore, tra un gesto e un pensiero, ci ritroviamo.

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